TRANSIZIONE ECOLOGICA E DISUGUGLIANZA SOCIALE: IL PREZZO E LE OPPORTUNITÀ

  • 13 Gennaio 2022

Transizione ecologica e una società con minori diseguaglianze sono, ormai da tempo, argomento di dibattito tra le potenze mondiali.

L’obiettivo della transizione ecologica è la vivibilità a lungo termine del pianeta: neutralità climatica, azzeramento dell’inquinamento, adattamento ai cambiamenti climatici, ripristino della biodiversità e degli ecosistemi, transizione verso l’economia circolare e bio-economia sono i cinque macro-obiettivi condivisi a livello europeo.

Le diseguaglianze che si vogliono azzerare per una società paritaria sono quelle di reddito e di opportunità attraverso la legittimità dell’ordine politico liberale.

 

TRANSIZIONE ECOLOGICA: LE DIFFICOLTÀ LUNGO IL PERCORSO

 

Per mettere a fuoco il nodo della transizione energetica e capire le difficoltà lungo il percorso si parte da un’equazione, le emissioni di anidride carbonica sono il prodotto:

(1)   della numerosità della popolazione

(2)   del reddito pro capite

(3)   del consumo di energia in rapporto al PIL

(4)   delle emissioni inquinanti in rapporto all’energia.

 

Quindi, una popolazione meno numerosa con consumi contenuti e poco inquinanti, di un Paese abbastanza ricco per finanziare le riforme necessarie, potrebbe contribuire alla soluzione del problema dell’inquinamento.

Questo lieto fine si avrebbe solo se tutti i Paesi del mondo, e non solo quelli ricchi, convergessero, il prima possibile, verso l’utilizzo di energie rinnovabili.

 

LA RIDUZIONE DELLA DISEGUAGLIANZA: L’ECONOMIA DELLA CONOSCENZA

 

Gli economisti passati hanno definito il capitalismo dall’esistenza di due classi: una che guadagna attraverso il lavoro e l’altra il cui reddito deriva dalla proprietà.

Oggi, con l’economia della conoscenza si hanno due divisioni: una tra “città di successo” e piccole città o le aree rurali; l’altra all’interno delle metropoli tra chi ha un’occupazione qualificata e ben retribuita e chi ha un’occupazione a bassa produttività e reddito modesto.

Quest’ultima divisione fa sì che i redditi si divarichino e la mobilità sociale diminuisca.

 

Per “vedere” l’impatto dell’economia della conoscenza basta osservare il rapporto tra Stati Uniti e Cina. In passato si parlava di colletti blu, di manufatti non compensati oggi si dibatte su microchip, 5G e la leadership si gioca sul piano tecnologico.

 

TRANSIZIONE ECOLOGICA E DISEUGUAGLIANZA SOCIALE: IL RUOLO DELLO STATO

 

La riqualificazione della spesa sociale sembra essere la soluzione per entrambe le discussioni: sia per incentivare l’uso delle energie rinnovabili, sia per attenuare l’impatto della disoccupazione nei settori tradizionali come conseguenza della nuova economia, formando nuove competenze.

 

L’intervento pubblico può assumere due forme:

-          redistribuzione del reddito accrescendo il reddito di chi guadagna meno;

-          incentivare la ripresa attraverso sussidi a settori specifici, come potrebbe essere quello dei trasporti elettrici.

 

COME SARÀ FINANZIATO IL RUOLO DELLO STATO?

 

Esistono due diversi correnti di pensiero su come sarà finanziata la crescita della futura spesa pubblica.

La prima, crede che si possa espandere l’intervento pubblico senza alzare le imposte con una Banca Centrale che stampi moneta, a condizione che il sistema non generi inflazione.

La seconda corrente, ritiene invece che una crescita significativa della spesa sociale richieda, matematicamente, un aumento delle imposte indirette che colmi l’aumento del debito emesso per finanziare le spese aggiuntive.