Per la moda il recupero delle posizioni perse durante la pandemia avverrà nel corso di quest’anno.
In base ai dati di diverse ricerche, nei primi 10 mesi dell’ultimo anno, infatti, le vendite legate all’export hanno registrato un +16,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente “con un rimbalzo a doppia cifra comune a tutti i sotto comparti”. Resta, tuttavia, significativo il divario con i livelli pre-crisi, pari ad un calo del 6,6% nel complesso. Guardando alle singole categorie, i tessuti, abbigliamento in pelliccia e pelletteria e valigeria rimangono più indietro rispetto agli articoli di maglieria e alle calzature, che beneficiano infatti dell’impulso delle griffe internazionali del lusso. L’export di altri prodotti tessili, invece, è l’unico comparto ad aver già superato i livelli del 2019.
Riguardo all’anno in corso, l’analisi indica che “le imprese si mostrano ottimiste per le prospettive relative al 2022, sulla scia della ripresa attesa in importanti mercati di sbocco e di una maggiore propensione al consumo in un contesto di incertezza relativamente più contenuta rispetto al biennio precedente”. Da differenti studi inoltre, emerge un settore in netto recupero, nonostante il duro contraccolpo causato dalla pandemia che ha visto il mutamento di esigenze dei consumatori e criticità nell’approvvigionamento, nella distribuzione e nelle vendite di articoli. Tra le sfide ormai considerate ineluttabili per il segmento del fashion c’è la sostenibilità, legata anche al piano d’azione dell’Europa per l’economia circolare (Circular Economy Action Plan, Ceap), incentrato sull’uso di materiali sostenibili e sulla corretta gestione dei rifiuti e la digitalizzazione, in particolare con le evoluzioni della blockchain.