Shein, Temu e il loro impatto sulla filiera della moda in Italia

  • 20 Gennaio 2025

Negli ultimi anni, piattaforme come Shein e Temu hanno rivoluzionato il settore della moda a livello globale. La loro capacità di offrire abbigliamento a prezzi estremamente bassi e con una varietà quasi infinita di prodotti ha attratto milioni di consumatori, in particolare giovani e adolescenti. Tuttavia, l'ascesa di questi colossi del fast fashion ha avuto conseguenze significative sulla filiera della moda, specialmente in paesi come l’Italia, dove il settore tessile è parte integrante dell’economia e della cultura.

Un modello di business aggressivo

Shein e Temu operano secondo un modello di business che si basa su:

  1. Produzione a basso costo: sfruttano catene di fornitura globali, spesso in paesi con manodopera a basso costo.
  2. Velocità e innovazione: utilizzano tecnologie avanzate per analizzare le tendenze in tempo reale e lanciare nuovi prodotti in pochi giorni.
  3. Prezzi stracciati: grazie all’abbattimento dei costi di produzione e distribuzione, offrono capi a prezzi impensabili per i marchi tradizionali.

Questo approccio mina le fondamenta di una filiera come quella italiana, nota per la qualità, l’artigianalità e l’attenzione alla sostenibilità.

L’impatto sulla moda italiana

La moda italiana è un simbolo di eccellenza e tradizione. Brand di lusso e piccole imprese artigiane contribuiscono a un settore che rappresenta una fetta importante del PIL nazionale. Tuttavia, l’avanzata dei giganti del fast fashion sta esercitando una pressione crescente sulla filiera, con impatti visibili su diversi fronti:

  1. Concorrenza insostenibile
    Le piccole e medie imprese italiane, molte delle quali operano nel segmento medio-alto, non possono competere con i prezzi di Shein e Temu. La qualità e l’etica della produzione italiana hanno costi più elevati, che diventano difficili da giustificare per i consumatori attratti dai prezzi bassi.

  2. Erosione del valore percepito
    La disponibilità di capi a prezzi irrisori rischia di svalutare il concetto stesso di abbigliamento. La moda italiana si fonda sull’idea che un capo di qualità sia un investimento, ma l’abitudine al “usa e getta” promossa dai giganti del fast fashion contraddice questa filosofia.

  3. Impatti sull’occupazione
    L’Italia ha una lunga tradizione di manodopera specializzata nel settore tessile. Tuttavia, la riduzione della domanda per capi di alta qualità e il trasferimento della produzione all’estero minacciano migliaia di posti di lavoro, specialmente nelle regioni con una forte vocazione tessile come Lombardia, Toscana e Marche.

  4. Sostenibilità e ambiente
    Shein e Temu sono spesso criticati per i loro modelli di produzione non sostenibili, caratterizzati da alti livelli di emissioni e da un uso massiccio di materiali sintetici. Questo si scontra con l’impegno crescente della moda italiana verso l’eco-sostenibilità, un valore sempre più richiesto anche dai consumatori consapevoli.

Come rispondere alla sfida?

La filiera della moda italiana può affrontare la sfida di Shein e Temu puntando su alcune leve strategiche:

  • Educazione del consumatore: sensibilizzare sull’importanza della qualità, della sostenibilità e della trasparenza nella produzione.
  • Innovazione tecnologica: adottare tecnologie digitali per rendere la filiera più efficiente e competitiva.
  • Valorizzazione del Made in Italy: sottolineare l’unicità e il valore culturale dei capi italiani rispetto ai prodotti standardizzati del fast fashion.

 

Shein e Temu rappresentano una sfida significativa per la moda italiana, mettendo in discussione modelli consolidati e creando nuove pressioni competitive. Tuttavia, il settore può rispondere rafforzando i propri punti di forza: qualità, sostenibilità e unicità. La strada per il futuro passa dalla capacità di innovare senza perdere di vista le radici che rendono la moda italiana un patrimonio riconosciuto in tutto il mondo.