Negli ultimi anni, piattaforme come Shein e Temu hanno rivoluzionato il settore della moda a livello globale. La loro capacità di offrire abbigliamento a prezzi estremamente bassi e con una varietà quasi infinita di prodotti ha attratto milioni di consumatori, in particolare giovani e adolescenti. Tuttavia, l'ascesa di questi colossi del fast fashion ha avuto conseguenze significative sulla filiera della moda, specialmente in paesi come l’Italia, dove il settore tessile è parte integrante dell’economia e della cultura.
Un modello di business aggressivo
Shein e Temu operano secondo un modello di business che si basa su:
- Produzione a basso costo: sfruttano catene di fornitura globali, spesso in paesi con manodopera a basso costo.
- Velocità e innovazione: utilizzano tecnologie avanzate per analizzare le tendenze in tempo reale e lanciare nuovi prodotti in pochi giorni.
- Prezzi stracciati: grazie all’abbattimento dei costi di produzione e distribuzione, offrono capi a prezzi impensabili per i marchi tradizionali.
Questo approccio mina le fondamenta di una filiera come quella italiana, nota per la qualità, l’artigianalità e l’attenzione alla sostenibilità.
L’impatto sulla moda italiana
La moda italiana è un simbolo di eccellenza e tradizione. Brand di lusso e piccole imprese artigiane contribuiscono a un settore che rappresenta una fetta importante del PIL nazionale. Tuttavia, l’avanzata dei giganti del fast fashion sta esercitando una pressione crescente sulla filiera, con impatti visibili su diversi fronti:
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Concorrenza insostenibile
Le piccole e medie imprese italiane, molte delle quali operano nel segmento medio-alto, non possono competere con i prezzi di Shein e Temu. La qualità e l’etica della produzione italiana hanno costi più elevati, che diventano difficili da giustificare per i consumatori attratti dai prezzi bassi. -
Erosione del valore percepito
La disponibilità di capi a prezzi irrisori rischia di svalutare il concetto stesso di abbigliamento. La moda italiana si fonda sull’idea che un capo di qualità sia un investimento, ma l’abitudine al “usa e getta” promossa dai giganti del fast fashion contraddice questa filosofia. -
Impatti sull’occupazione
L’Italia ha una lunga tradizione di manodopera specializzata nel settore tessile. Tuttavia, la riduzione della domanda per capi di alta qualità e il trasferimento della produzione all’estero minacciano migliaia di posti di lavoro, specialmente nelle regioni con una forte vocazione tessile come Lombardia, Toscana e Marche. -
Sostenibilità e ambiente
Shein e Temu sono spesso criticati per i loro modelli di produzione non sostenibili, caratterizzati da alti livelli di emissioni e da un uso massiccio di materiali sintetici. Questo si scontra con l’impegno crescente della moda italiana verso l’eco-sostenibilità, un valore sempre più richiesto anche dai consumatori consapevoli.
Come rispondere alla sfida?
La filiera della moda italiana può affrontare la sfida di Shein e Temu puntando su alcune leve strategiche:
- Educazione del consumatore: sensibilizzare sull’importanza della qualità, della sostenibilità e della trasparenza nella produzione.
- Innovazione tecnologica: adottare tecnologie digitali per rendere la filiera più efficiente e competitiva.
- Valorizzazione del Made in Italy: sottolineare l’unicità e il valore culturale dei capi italiani rispetto ai prodotti standardizzati del fast fashion.
Shein e Temu rappresentano una sfida significativa per la moda italiana, mettendo in discussione modelli consolidati e creando nuove pressioni competitive. Tuttavia, il settore può rispondere rafforzando i propri punti di forza: qualità, sostenibilità e unicità. La strada per il futuro passa dalla capacità di innovare senza perdere di vista le radici che rendono la moda italiana un patrimonio riconosciuto in tutto il mondo.